Reliquie di San Valentino

La presenza delle sacre reliquie di S.Valentino martire presso il Convento dei frati Cappuccini di Belvedere ha dato luogo, a partire dagli anni 1995/96, alla organizzazione di festeggiamenti in occasione della festa degli innamorati del 14 febbraio.

Fermo restando che queste iniziative sono largamente condivise e apprezzate, a noi interessa inquadrare, per quanto possibile, la questione S.Valentino da un punto di vista storico e religioso per capire di quale S.Valentino stiamo parlando.

Diciamo subito che la tradizione religiosa quando parla di S.Valentino martire legato al 14 febbraio, si riferisce a Valentino sacerdote e martire, flagellato e decapitato a Roma (il 14 febbraio 270) sotto l’imperatore Claudio Cesare e a Valentino vescovo e martire della città di terni, decapitato nel 273 ca. durante la persecuzione di Aureliano, per ordine del prefetto (Furius Placidus).

Poiché nello stesso giorno (14 febbraio) vengono commemorati due martiri con lo stesso nome per i quali coincidono sia il luogo della sepoltura che le modalità del martirio, oggi si pensa che, in realtà, sia esistito un solo Valentino, quello di Roma.

A Roma, tra l 337 e il 352 venne eretta, durante il papato di Giulio I, sulla via Flaminia, al II miglio, dove si pensa sia avvenuto il martirio, una basilica (“quae appellatur Valentini”) dove vennero poste le sue reliquie che rimase in uso fino al XIII secolo, quando le reliquie furono traslate presso la basilica si Santa Prassede.

Sul Valentino di Terni si hanno notizie che nel 1605 il vescovo di questa città, Giovanni Antonio Onorati, fece ricerche per il ritrovamento del suo corpo che fu rinvenuto in una cassa di piombo contenuta entro un’urna di marmo. La testa era separata dal busto a conferma della morte per decapitazione. L’urna fu portata in Cattedrale ma si decise di costruire una Basilica là dove erano state sepolte le reliquie del Santo. I lavori, iniziati nel 1606, terminarono nel 1618, anno in cui il corpo del santo vescovo venne riportato nella sua basilica.

In un documento dell’VIII secolo, inoltre, abbiamo anche notizie sulla sua sepoltura dopo la decapitazione a Roma avvenuta il 14 febbraio 273: il suo corpo fu trasportato a Terni al 63° miglio della via Flaminia e sepolto ad opera dei discepoli Proculo, Efebo e Apollonio.

Se queste informazioni storiche sono vere appare evidente che non c’è posto per un terzo S.Valentino, quello “belvederese”, da commemorare, anche lui, il 14 febbraio, perché – si noti – il punto fondamentale non è riconoscere la presenza a Belvedere di reliquie di un S.Valentino (presenza che non può essere messa in dubbio), ma individuarle come i sacri resti di S.Valentino martire commemorato dalla Chiesa, appunto, il 14 febbraio.

E qui i dubbi sono tanti.

Le reliquie dei due Valentino che la Chiesa commemora il 14 febbraio hanno trovato definitivamente posto, a Terni nel 1618, a Roma nel IX secolo.

Le reliquie del nostro S.Valentino si trovano a Belvedere dal 27 maggio 1710, provenienti dal cimitero di Cipriano fuori città (?), come attestato da una lettera, conservata nel nostro Convento dei frati cappuccini, autenticata dal notaio Francesco La Regina. Nella lettera si dice anche che le reliquie, consistenti in un’ampollina col sangue del martire S.Valentino e in un’urna di legno contenenti le ceneri del suo corpo, sono state donate dal cardinale Gaspare del Carpine, vescovo di Sabina, al sig. Valentino Cinelli il 26 maggio 1700 e, successivamente (il 27 maggio 1710) furono donate da un certo Francesco Cipollina al rev. padre cappuccino Samuele da Belvedere.

Ma la questione si complica ancora di più se proviamo a fare delle ricerche sui dizionari dei santi del calendario romano: non si parla di nessun S.Valentino i cui resti siano notoriamente conservati a Belvedere Marittimo. In ogni caso, il Grande Dizionario Illustrato dei Santi, edizione Piemme 1991, elenca 13 santi col nome di Valentino, ma quelli commemorati il 14 febbraio sono solo il S.Valentino di Terni e quello di Roma.

Sembra, dunque, che il “nostro ignoto” S.Valentino non possa in alcun modo essere associato al 14 febbraio, data fondamentale per poter parlare di festa degli innamorati.

Pensiamo, ad esempio, ai Santi con il nome di Francesco. Io ne ho trovati almeno 4: San Francesco di Paola, di Assisi, di Sales e Francesco Saverio.

Il primo è protettore dei marinai, il secondo degli animali, il terzo dei giornalisti e il quarto dei missionari.

Nessuno si sognerebbe di festeggiare i marinai, ad esempio, facendo riferimento a San Francesco di Assisi.

 

 

Dell’accostamento S.Valentino-14 febbraio-festa degli innamorati, non ne sono note, purtroppo, né le origini né le ragioni. Si può solo dire che l’inglese Geoffrey Chauser (1343-1400) ipotizzò che l’accostamento derivi dal fatto che gli uccelli scelgono le loro compagne proprio in quel giorno.

 

Su un articolo apparso sulla rivista Focus il 14/02/2022, dal titolo “Storia. San Valentino festa degli innamorati: perché“, leggiamo che la tradizione della festa degli innamorati fu introdotta da papa Gelasio I nel 496 per porre fine ai riti chiamati “Lupercalia” che si celebravano il 15 febbraio. Durante questi riti le donne romane si offrivano per strada alle frustate di un gruppo di giovani completamente nudi o quasi, devoti al selvatico Fauno Luperco.

Il papa per porre fine a questi riti pagani in netto contrasto con la morale cristiana, decise di spostare la festa “dell’amore” al 14 febbraio.

 

Due i San Valentino più famosi:

quello nato nel 176 a Interamna, l’odierna Terni, che proteggeva gli innamorati, li guidava verso il matrimonio e li incoraggiava a mettere al mondo dei figli. Si racconta anche che avesse messo pace tra due fidanzati che litigavano offrendo loro una rosa;

quello morto a Roma il 14 febbraio del 274, decapitato. Per alcuni sarebbe lo stesso vescovo di Terni, per altri non sarebbe mai esistito. In ogni caso si racconta che questo Santo di Roma sarebbe stato decapitato perché aveva celebrato le nozze tra una cristiana di nome Serapia e un legionario romano pagano Sabino. I due sposi che, sembra, fossero ammalati, morirono proprio mentre Valentino li benediceva.

Come già detto, il merito di aver consacrato San Valentino come santo patrono dell’amore viene attribuito a Geoffry Chauser, autore dei Racconti di Canterbury che alla fine del ‘300 scrisse “Il Parlamento degli Uccelli“, una poesia in 700 versi che, ad un certo punto, parla del giorno di San Valentino, il giorno in cui gli uccelli scelgono le loro compagne.

 

 

Ecco i versi:

 

 

For this was on Saint Valentine’s day,

When every fowl comes there his mate to take,

Of every species that men know, I say,

And then so huge a crowd did they make,

That earth and sea, and tree, and every lake

Was so full, that there was scarcely space

For me to stand, so full was all the place.

 

 

Perché questo era il giorno di San Valentino,

Quando ogni uccello va lì a prendere la sua compagna,

Di ogni specie che gli uomini conoscono, dico,

E poi hanno creato una moltitudine così grande,

Che quella terra e mare, e albero, e ogni lago

Era così pieno, che c’era poco spazio

Per me stare in piedi, così pieno erano tutti quei luoghi.

 

 

(Tratto da “Parliament of fowls” composto da Geoffrey Chaucer nel 1381-1382)

 

 

(Aggiornamenti: 23/07/2022; 28/02/2014; 20/05/2007).