Ritrovamenti archeologici

Quella dei ritrovamenti archeologici, avvenuti nel territorio belvederese, è una questione molto interessante. Il prof. Giovanni Amellino (Belvedere 1864-Napoli 1919) ci descrive minuziosamente tre ritrovamenti archeologici (un Paalstab dei primi albori dell’età del bronzo, un oggetto in bronzo dalla forma triangolare, due sepolcreti di cui uno dell’età preistorica e uno risalente alle prime immigrazioni degli italo-greci in Calabria) avvenuti, tra il 1886 e il 1890, presso il fiume Soleo e giunge alla conclusione che “…una popolazione preistorica visse nella contrada di Belvedere Marittimo e vi dimorò lunghissimo tempo”.

Ritrovamenti di epoca greca e romana, invece, si ebbero in Marina di Belvedere dove, in tempi successivi, vennero alla luce monete, statuette di finissimo marmo, anfore e alcune tombe, queste ultime risalenti al IV secolo a.C.. In particolare nel 1956 in località Capo Tirone nelle fondazioni della nuova chiesa (la chiesa Madonna di Pompei, demolita nel 2009 per far posto alla nuova chiesa i cui lavori non sono ancora terminati) si sono trovati due vasetti Oinochoe e un Lekythos ariballica, appartenenti a sepolcri precedentemente sconvolti d’epoca ellenistico-romana.

Ma la prima testimonianza di ritrovamenti archeologici a Belvedere, è quella di Giuseppe Petrellis nella sua opera del 15 luglio 1631 “Antichità e sito della città di Belvedere”. Quando parla dello scoglio di capo Tirone riferisce che “…nella quale antichità si scoprono giornalmente diversi idoli di bronzo e statue di finissimo marmo, ed anche alcune piastre d’oro coll’effigie di Cesare Augusto”. Di tali ritrovamenti non si hanno notizie.

Recentemente (anno 2005) è stato pubblicato a cura dell’amministrazione comunale locale un interessantissimo opuscolo dal titolo “Itinerari archeologici” (foto O. Sparano, testi P. Mollo e R. Ugolino, stampa Rubbettino) che fa il punto – in maniera purtroppo sintetica – sulle località di interesse archeologico e sui reperti archeologici ritrovati nel territorio belvederese.

In questa pagina di approfondimento proponiamo alcune foto di reperti archeologici tratte integralmente dal predetto opuscolo scusandoci per la loro qualità e per gli evidenti tagli laterali perché le originali non sono in nostro possesso. Avvertiamo, inoltre, che per gli stessi motivi non è stato possibile presentare le foto con le dovute proporzioni e, pertanto, esse possono trarre in inganno rispetto alle loro reali dimensioni. Ci siamo avvalsi anche di alcuni appunti tratti dal libro “Guida archeologica della Calabria” ed. 1998, a cura di Pier Giovanni Guzzo. Ci proponiamo di approfondire l’argomento con la pubblicazione di ulteriori foto e commenti

Custodita nel Museo Civico di Cosenza, questa ascia viene datata nel periodo del bronzo finale (sec. X a.C.). Venne ritrovata nel 1886 presso il fiume Soleo dal sig. Salvatore Riccio, così come testimoniato da Giovanni Amellino nel suo breve scritto dal titolo “L’età del Bronzo nella Calabria” edito in Napoli il 1890.

Si tratta di un bellissimo paalstab dei “primi albori dell’età del bronzo”. I paalstab si adattavano a manici di legno piegati a gomito e potevano essere usati o come scuri o come piccozze. E’ lungo 22 centimetri e pesa circa 500 grammi.

lékythos aryballos

collana

oinochóe

coppia di sposi

Trattasi quasi certamente dei ritrovamenti avvenuti nel 1956 nelle fondazioni della costruenda chiesa della Madonna di Pompei (oggi non più esistente perché abbattuta nel 2008 per far posto alla nuova chiesa) di cui si parla nell’opera “Fasti archeologici” edita in Firenze nel 1958 dove troviamo, appunto, la notizia del ritrovamento di 2 oinochóe e 1 lékythos aryballos appartenuti a sepolcri precedentemente sconvolti d’epoca ellenistico-romana.

La lékythos aryballos è una brocca dal collo stretto e corpo allungato con una sola ansa. Conteneva olio ed era utilizzata dagli atleti per cospargersi il corpo; poteva avere anche un uso funerario e veniva riempita, in questo caso, con olio profumato. Il suo utilizzo si colloca nei secoli V e IV a.C.. Aryballos indica la forma della pancia a globo (in questo caso siamo in presenza di globo schiacciato).

L’ oinochóe qui raffigurato è a bocca trilobata: era un recipiente utilizzato per versare il vino.

Fra gli oggetti ritrovati nei pressi delle predette tombe ci sono anche uno specchio circolare in bronzo, una pisside (la pisside è un contenitore di oli profumati dotato di coperchio) a pareti concave, 24 elementi componenti in origine una collana in terracotta dipinta e dorata che misura circa 28 cm (l’attuale ricomposizione della foto è molto probabilmente errata), un fiore a sette petali, una mascheretta maschile, una piccola testa di uomo barbato, un gruppo raffigurante una coppia di sposi, tutti in terracotta.

cratere (fronte)

piatto da pesce

cratere (retro)

skyphos

In questo terzo gruppo di oggetti sono fotografati i ritrovamenti avvenuti nel 1976 da parte dell’arch. Mario Cosentino in località Pantana durante lavori di sbancamento di terreno con ruspa. Sono custoditi presso l’ufficio Scavi Sibari della Soprintendenza Archeologica. Si tratta anche qui di oggetti rinvenuti nei pressi di una o più tombe.

Del cratere a campana è raffigurato sia il fronte che il retro. Il cratere fa la sua comparsa nel V sec. a.C. e permane per tutto il secolo IV. Quello ritrovato a Belvedere, che è alto circa 40 cm, ha il corpo con la forma di una campana rovesciata e il labbro arrotondato in fuori. Veniva utilizzato per mescere il vino all’acqua e di qui, poi, veniva versato negli oinochóe.

E’ stato ritrovato anche un piatto da pesce: si notano i tre pesci disegnati e la fossetta al centro per la raccolta della salsa; è alto 5 cm circa e il diametro è di circa 35 cm.

Infine lo skyphos: si tratta di una coppa con vasca profonda, di dimensioni variabili e dotata di due piccole anse laterali, utilizzata in particolare per bere vino. Quello ritrovato a Belvedere, di cui è riportata la foto qui a fianco, è caratterizzato da recipiente alto circa 14 cm e anse posizionate orizzontalmente, caratteristiche che lo collocano nel periodo più recente rispetto ai primi esempi che sono del VI sec. a.C..

Non abbiamo le foto degli altri due oggetti di questo ritrovamento del 1976: un recipiente a corpo ovoide e una brocchetta sempre a corpo ovoide su base piana.

La tipologia degli oggetti ritrovati e presentati in questa pagina indica con chiarezza che, ad eccezione del paalstab che è un caso a parte, le tombe presso le quali sono stati rinvenuti risalgono al IV secolo a.C. o al massimo agli inizi del III e, dunque, sono di epoca tardo greca.

A questo punto è utile fare un elenco dei ritovamenti documentati di cui siamo a conoscenza:

a) ritrovamento di “idoli di bronzo e statue di finissimo marmo, ed anche alcune piastre d’oro coll’effigie di Cesare Augusto” presso Capo Tirone di Marina di Belvedere, come testimoniato da G. Petrellis nel 1631 in “Antichità e sito di Belvedere“;

b) “tombe” di epoca romana (volte di tegole e molte ossa umane) scoperte nel 1808 in proprietà De Novellis lungo la via S.Daniele che conduceva dalla Marina a Diamante; altre tombe con scheletri furono ritrovate nel 1899 nel centro dell’abitato della Marina di Belvedere; due tombe furono scoperte nel 1910 dal dott. Oreste Spinelli nella proprietà De Novellis al di là del torrente. Tutte queste testimonianze sono fornite da Vincenzo Nocito nel 1950 in “Memorie e studi sulla città di Belvedere Marittimo“;

c)”paalstab” in bronzo rinvenuto nel 1886 presso il fiume Soleo in terreno del signor Salvatore Riccio, come testimoniato da G. Amellino nel 1890 in “L’età del bronzo nella Calabria“;

d) “cinque tombe” chiuse con mattoni a forma di tetto e “due sepolture” senza mattoni, in contrada Galiso detta anche Torre dei Greci che si trova nella zona est di Belvedere, scoperte nel 1891 dal proprietario del fondo sig. Gaspare Perez; nei pressi delle prime tre furono trovate alcune anfore smaltate in nero all’interno e all’esterno dipinte a fiori; alcune mostravano anche figure umane mentre presso gli scheletri delle sepolture libere, furono trovati un coltello di selce lungo circa cm 20, un oggetto in bronzo a forma di cucchiaio lungo cm 8 e alcuni dischetti in bronzo, come testimoniato da G. Amellino nel 1892 in “Di un antichissimo sepolcreto in Belvedere Marittimo“;

e) “oggetto in bronzo” di forma quasi triangolare lungo cm 8, largo cm 3 e del peso di g 75, rinvenuto nel 1892 presso il fiume Soleo a poca distanza dal fondo Galiso, come testimoniato da G. Amellino nel medesimo anno in “Di un oggetto in bronzo dell’età preistorica in Belvedere Marittimo“;

f) “oinochóe e lékythos aryballos e altri oggetti in terracotta” ritrovati presso Capo Tirone nel 1956, come testimoniato nel 1958 in “Fasti archeologici”, vol.XI” e nel 1998 in “Guida archeologica della Calabria” di Pier Giovanni Guzzo;

g) “cratere, skyphos, piatto da pesce e altri oggetti in terracotta” scoperti nel 1976 dall’arch. Mario Cosentino in località Pantana di Belvedere, come testimoniato nel 1998 in “Guida archeologica della Calabria” di Pier Giovanni Guzzo.

16/07/2010 – Sul sito ufficiale del comune di Belvedere Marittimo è stata pubblicata la notizia del ritrovamento di un’anfora (vedi foto a destra) risalente, secondo un dipendente della Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Cosenza, al III secolo a.C..

L’anfora è stata avvistata da due sub nei pressi “di uno scoglio”. Conosciamo anche il nome di uno dei due sub: Salvatore Donato.

Restiamo in attesa della conferma della datazione, comunque, che va approfondita in quanto, anche se dalla foto non si vedono tutti i particolari, ci sorgono dubbi per la mancanza, ad esempio, di decorazioni o incisioni. Va valutata anche la circostanza che si tratti di ritrovamento isolato: c’erano nelle vicinanze altri reperti?